Gay & Bisex
Non aprire quella porta - 10 - Francesco
di leatherbootsfetish
02.02.2023 |
4.656 |
10
"Ma vedo anche che sei tormentato e so che hai mille pensieri che ti frullano in testa..."
Quando suonò la sveglia mi sembrò di essermi appena addormentato e sarei rimasto volentieri ancora a letto abbracciato a Mike, inebriandomi del suo odore. Lui invece, pieno di energia come sempre, scostò improvvisamente le lenzuola, mi diede una pacca sul culo e si avviò verso il bagno.
“Alzati stronzetto. Oggi non ho tempo da perdere con te” mi disse sorridendo.
Entrai con lui in doccia insaponandolo ovunque sotto l’acqua tiepida e lo lavai accarezzando come sempre tutto il suo corpo per poi asciugarlo con cura.
Si lasciò vestire rimanendo in silenzio a guardarmi e mentre gli facevo il nodo alla cravatta mi disse: “Ti do una settimana libera. Cerca di riposarti, uscire, vedere qualcuno. Insomma, goditela. Usa pure la mia macchina se vuoi andare a spasso o fare un salto a trovare i tuoi genitori o la tua fidanzata. Per i prossimi cinque giorni puoi fare quello che ti pare, ma venerdì sera ti voglio trovare a casa”.
Poi mi guardò fisso negli occhi sorridendo: “Potresti magari chiamare Francesco e organizzare qualcosa con lui. Ho visto che c’è una bella intesa tra voi due e so che sarebbe felice di sentirti”.
Quando arrivò la macchina con autista che lo avrebbe portato in aeroporto indossai un accappatoio e scesi le scale per aprire il cancello elettrico.
Mike raccolse i suoi bagagli, si avvicinò al mio orecchio sussurrandomi con voce calda “Venerdì arriva presto” e uscì chiudendo la porta dietro di sé.
Andai alla finestra a guardarlo da dietro la tenda mentre l’autista caricava i bagagli nel baule e gli apriva la portiera per farlo salire a bordo. Poi seguii con lo sguardo quell’auto che riattraversava il cancello portandolo fuori dalla mia vita.
Ero rimasto drammaticamente solo in quella grande casa! Non era certo la prima volta che mi succedeva ma adesso era tutto diverso e mi sentivo perso e abbandonato.
Così andai in cerca della tuta che Mike aveva indossato in palestra due giorni prima e che non avevo ancora lavato. Me la infilai a pelle e cominciai la mia routine quotidiana.
Finii rapidamente come sempre, feci una doccia veloce e mi ritrovai a non sapere più come tirare sera.
Pensai di chiamare Giovanna dato che la stavo ignorando da giorni adducendo a molteplici impegni, ma non avevo voglia di sentire le sue lamentele.
Pensai di chiamare qualcuno dei miei amici in città, ma non avevo voglia di parlare con nessuno.
Pensai di andare a fare due passi, ma non avevo voglia di vedere altra gente.
Pensai di nuotare un po’ in piscina, ma non avevo voglia di fare niente.
Decisi che avrei potuto prendere un po’ di sole, quindi mi spogliai completamente, mi cosparsi di crema protettiva e mi distesi nudo sul lettino con gli occhi chiusi ripensando all’immagine del corpo nudo di Mike sdraiato in quello stesso punto.
Nonostante fosse appena partito non riuscivo già più a sopportare la sua lontananza.
Quando suonò il cellulare lessi il nome di Francesco sul display e in quel momento mi resi conto che avevo assolutamente bisogno di lui, della sua allegria e della sua positività. Quel ragazzo riusciva sempre a mettermi di buon umore.
“Ciao vecchio mio. Visto che il capo è all’estero, se tu non hai niente di urgente da fare oggi ti porto a spasso. Ho ancora un paio di cose da chiudere in ufficio e poi sono libero. Ti andrebbe di passare a prendermi nel primo pomeriggio?”.
Accettai con gioia e andai a mettermi i jeans attillati e gli stivali che avevo comprato con lui, sopra i quali indossai una polo presa dall’armadio di Mike.
Mangiai qualcosa al volo, poi andai alla macchina e godetti del rombo del motore potente che mi riempì le orecchie non appena girai la chiave.
Raggiunsi l’edificio nel quale avevo fatto il mio primo colloquio e mandai un messaggio a Francesco per dirgli che ero lì sotto ad aspettarlo. Apparve elegante con quel suo vestito su misura e la cravatta sobria come la prima volta che lo avevo incontrato. Si passò una mano tra i capelli biondi leggermente spettinati dal vento che incorniciavano il suo bel viso dal sorriso allegro.
“Che bello vederti, sei una favola” disse entrando in macchina. “Che ne diresti se andassimo a fare un po’ di shopping e ti facessi finalmente un nuovo guardaroba?”
Cominciai a pensare che quella telefonata non fosse del tutto casuale e sorrisi tra me e me.
Passammo ore in giro per negozi a comprare un mare di cose, sempre sotto lo sguardo attento di Francesco che mi indirizzava o sceglieva direttamente i vestiti più adatti a me. I nostri gusti coincidevano molto e fu un pomeriggio davvero piacevole anche perché Francesco pagava per qualunque cosa con una carta di credito.
Abbiamo riso e scherzato su tante cose e ci siamo divertiti molto. Sono sicuro che chiunque ci avesse visto insieme avrebbe potuto giurare che fossimo amici di vecchia data ed io sentivo una forte complicità nei suoi confronti.
Mi fece poi entrare in una gioielleria dove mi comprò un bellissimo orologio sportivo. “Non mi hanno dato un budget e quindi perché non approfittarne?” disse. E così ebbi la conferma che il nostro incontro era stato tutt’altro che casuale.
Poi mi mostrò un braccialetto in pelle intrecciata con un fermaglio e una placchetta in oro. “Questo però è da parte mia” disse mentre me lo allacciava al polso.
Fui lusingato e molto grato per questo pensiero e decisi che dovevo trovare al più presto qualcosa di altrettanto bello per poter ricambiare il suo gesto.
Mentre tornavamo alla macchina mi propose una pizza per cena.
“Lasciami qui. Faccio un salto a casa per cambiarmi mentre tu vai a sistemare le tue cose e torni più tardi a prendermi. Ti va?”
Accettai con entusiasmo. Tornai a casa e misi tutta la mia roba nell’armadio. Poi salii di nuovo in macchina per recarmi all’appuntamento.
Sebbene l’avessi sempre trovato molto elegante nel suo completo sartoriale da lavoro, quando lo vidi arrivare con quei jeans stinti che mettevano in risalto le gambe snelle e la camicia di lino portata fuori dalla cintura trovai che fosse incredibilmente figo. Ai piedi indossava un paio di stivali che gli stavano divinamente e che gli invidiai molto. Non è escluso che il mio feticismo per gli stivali iniziò proprio quel giorno.
Ci godemmo la nostra pizza ridendo e scherzando. Era veramente un bravo ragazzo. Gentile, sensibile e intelligente. Ma conoscevo i suoi trascorsi e nonostante l’allegria apparente non avevo ancora capito se fosse felice. Così glielo domandai a bruciapelo.
“La felicità è un concetto astratto e non ti so rispondere. Sono felice quando faccio cose che mi rendono tale. Adoro stare con le persone come te e incontrare gente nuova ma, nonostante i tempi siano cambiati, la vita di noi froci non è sempre facile”.
Compresi perfettamente la situazione e mi sentii molto vicino a lui. Da come si stavano mettendo le cose, in futuro avrei probabilmente dovuto affrontare gli stessi problemi.
Poi gli chiesi: “Tu sai se Mike è gay?”.
Allargò uno dei suoi soliti sorrisi e mi rispose: “Mike non ha una sessualità riconducibile agli standard che conosciamo. Da quando mi occupo di lui l’ho visto in compagnia di donne incredibilmente belle e di uomini intriganti come te. Lui non fa differenze di genere e quando sceglie i suoi amanti valuta ovviamente l’aspetto esteriore ma, soprattutto, gli aspetti della loro personalità. È quasi impossibile entrare nella sua testa e capire cosa pensa o cosa prova veramente”.
Mi propose di finire la serata da lui per un ultimo drink, dopodiché sarei tornato a casa mia.
L’appartamento in centro era piccolo ma arredato con grande gusto e senza badare a spese. Era chiaramente un appartamento da scapolo composto da un grande salotto con angolo cottura e una camera da letto con il bagno annesso. Si sarebbe potuto definire caldo, accogliente e moderno e si adattava perfettamente alla personalità del mio nuovo amico.
Comodamente seduti sul divano a chiacchierare e a scherzare decidemmo di farci il bicchiere della staffa prima che me ne tornassi a casa.
Una volta riempiti i bicchieri, con fare indifferente mi disse: “Prima mi hai chiesto se sono felice e posso dirti che in questo momento lo sono. Adoro chiacchierare con te, mi diverte la tua compagnia e mi godo ogni minuto che passiamo insieme. Ma vedo anche che sei tormentato e so che hai mille pensieri che ti frullano in testa. Immagino che tu ti stia mettendo in discussione e non sappia più chi sei o cosa vuoi. Mi piacerebbe poterti aiutare ma non so come fare”.
Aveva colpito perfettamente nel segno: “Hai ragione. Il rapporto con Mike mi ha destabilizzato in tutte le mie certezze e oggi sono molto confuso. Sento che la mia parte maschile è ancora presente ma quando sono con lui mi trasformo in una troia affamata di sesso e non riesco a trattenermi dal dargli tutto me stesso”.
Francesco allungò una mano, mi accarezzò la guancia guardandomi negli occhi e mi baciò dolcemente sulla bocca.
“Non sei tu, è Mike. Quell’uomo possiede un magnetismo animale al quale sono in pochi a poter resistere”. E poi appoggiò nuovamente le sue labbra sulle mie.
Sarà stato l’alcool oppure l’atmosfera di complicità che si era creata tra di noi ma io ricambiai quel bacio con ancora maggiore intensità e ci ritrovammo improvvisamente avvinghiati uno sull’altro sul divano.
Le sue mani correvano veloci e mi accarezzavano tutto il corpo. Mi tolse la polo e cominciò a succhiare avidamente i miei capezzoli duri. Si mise a cavalcioni sulle mie gambe e continuò a baciarmi facendo scorrere le mani sul mio addome e sul mio petto mentre io rimanevo imbambolato senza sapere cosa fare.
“Paolo, tu sei fantastico e mi mandi fuori di testa”.
Detto ciò, scivolò da me mettendosi al mio fianco. Con mano esperta mi strinse il rigonfiamento tra le gambe per poi aprire lentamente uno ad uno i bottoni dei jeans fino ad arrivare a impugnare il mio cazzo già teso.
Mentre lo stringeva con una mano, guardandomi negli occhi disse: “Tu sei un maschio. Non puoi avere dubbi su questo. Anzi, comincio a pensare che sia proprio questa la ragione per la quale Mike sembra ossessionato da te. Forse ha trovato finalmente qualcuno con cui confrontarsi”.
Scivolò a terra tra le mie gambe e me lo baciò sensualmente in punta con le sue morbide labbra. Poi se lo infilò gradualmente tutto in bocca fissandomi con occhi languidi, succhiando piano piano mentre lo faceva scorrere per tutta la sua lunghezza.
“Gli etero hanno da sempre un grosso vantaggio su noi gay” disse staccandosi momentaneamente dal mio cazzo umido. “Provano attrazione verso entrambi i sessi e possono decidere di volta in volta se assecondare o meno le loro voglie. Hanno il doppio delle possibilità e possono avere il doppio del divertimento” e ricominciò a ciucciare.
Stavo impazzendo dall’eccitazione ma era un’esperienza nuova per me e non sapevo come gestire un rapporto ad armi pari con un altro uomo. Finora avevo praticamente soltanto eseguito degli ordini in una relazione di tipo completamente diverso.
Poi risalì e mi baciò sulle labbra con la bocca che sapeva del mio cazzo, tenendo il mio arnese duro stretto tra le sue dita.
“Mi sei piaciuto fin dal primo momento in cui ti ho visto e non puoi immaginare quante seghe io mi sia tirato pensando a te”.
Si alzò, mi prese per mano e mi portò con sé in camera da letto. Mi fece sedere sul lettone continuando a baciarmi. Poi cominciò a spogliarmi togliendo gli stivali e sfilando i jeans. Quando fui completamente nudo ricominciò a leccarmi l’asta umida dei miei umori.
A quel punto uscii finalmente dal mio stato di trance, perdendo la testa.
Mi buttai su di lui, lo spogliai completamente quasi strappandogli vestiti e stivali di dosso e un secondo dopo ci stavamo rotolando nel letto abbracciati senza mai smettere di baciarci, con i nostri cazzi in erezione che strusciavano uno sull’altro.
Quando però si mise a quattro zampe implorandomi di sodomizzarlo, rividi tatuate sulla sua chiappa le lettere “M” e “D” che avevo già visto in occasione della cena a casa di Mike e un altro tassello del complesso puzzle andò a posto. Adesso ne conoscevo il significato.
Lubrificai con cura il buco, ci soffiai sopra facendo gemere il povero Francesco per l’impazienza, mi misi in ginocchio dietro di lui ed entrai piano.
Entrare in quel buco caldo e stretto mi diede una sensazione di grande potenza ed un piacere infinito.
Nessuno prima di allora mi aveva mai offerto il suo culo e non potevo certo immaginare che cosa si provasse nel sentire il proprio cazzo farsi strada in quel canale proibito. È un’esperienza incredibile, che non ha eguali e che non si può descrivere.
Francesco allargava lo sfintere per accogliermi e lo stringeva per farmi godere. Muoveva il bacino venendomi incontro facilitando l’entrata oppure lo muoveva leggermente di lato per poter sentire tutto il mio bastone. Era un’esperienza esaltante e mi stava facendo impazzire dalla libidine
Cominciai a spingere in avanti facendo scorrere l’asta per tutta la sua lunghezza per poi tirarla fuori di nuovo, godendo come un disperato. Accarezzavo quel sedere sodo e muscoloso mentre Francesco mi incitava come una furia. Sembrava indemoniato.
“Dammelo tutto, lo voglio fino in fondo” diceva con tono impaziente.
Spinsi fino a sentire le mie palle che sbattevano contro le sue chiappe e, tenendo le mani sui suoi fianchi, aumentai il ritmo in uno stato di crescente eccitazione.
Poi mi alzai e mi puntai sui piedi in modo da poterlo penetrare con maggiore energia muovendo il bacino avanti e indietro con violenza, incrociando le mani attorno al suo collo per tenerlo fermo.
Sentivo che tutto il mio corpo, ogni singolo muscolo era teso a scopare quello splendido ragazzo che urlava di piacere.
Poi lo feci sdraiare supino a pancia in giù e ricominciai a pompare come un forsennato stando puntato sui piedi, con le braccia di fianco al suo giovane corpo. Francesco si contorceva affondando il viso nel cuscino e mi urlava di non smettere.
Ma volevo guardarlo in faccia mentre godeva, così lo girai a pancia in su e gli aprii le gambe.
Lo guardai in viso e lui mi implorò: “Ti voglio, ho bisogno di sentirti dentro di me”.
Lo penetrai di nuovo con foga pompando sempre più violentemente mentre lui agganciava le gambe sulla mia schiena e gemeva per il piacere: “Sei un toro da monta. Sfondami”.
Avrei voluto prolungare quel momento all’infinito, ma venni poco dopo sul suo addome e sul suo petto con schizzi copiosi che lui raccolse con le dita e mise in bocca. Mi sentivo svuotato, quasi prosciugato, ed ero in uno stato di estasi come non ero mai stato prima.
Ero ancora sopra di lui, esausto e fradicio di sudore, con i suoi occhi azzurri fissi nei miei quando impugnò il suo pene eretto, cominciò a segarsi con un ritmo accelerato e dopo pochi secondi mischiò il suo sperma al mio.
Mi buttai senza più forze al suo fianco, supino sul letto, e Francesco ne approfittò per abbracciarmi stretto. Poi si sdraiò sopra di me distendendosi lungo tutto il mio corpo con i nostri cazzi che premevano uno sull’altro.
“Grazie per quello che hai fatto. È stato fantastico. Adesso, se vuoi, puoi chiedermi di nuovo se sono felice”. E mi baciò.
Inutile dire che quella sera non tornai a casa e mi addormentai avvolto dalle braccia dal mio caldo e appassionato amante.
La mattina dopo mi svegliò dandomi un lungo bacio in bocca e dicendomi. “Tu fai con comodo ma io devo andare in ufficio. Ti lascio le chiavi sul comodino”.
E uscì abbandonandomi ai miei pensieri.
E adesso cosa avevo risolto? Cosa volevo dimostrare? Avevo scopato selvaggiamente un altro uomo e ne avevo tratto un piacere immenso. Ma conoscevo le fragilità di Francesco. Lui si era dato completamente a me ed io ne avevo approfittato senza valutare le possibili conseguenze.
Francesco mi piaceva? Assolutamente si.
Provavo per lui sentimenti di altro tipo? Mi resi conto che non sapevo cosa rispondere.
Così mi alzai, mi rivestii raccogliendo i miei indumenti sparsi sul pavimento e tentai di dare una parvenza di ordine alla camera da letto prima di uscire di casa, con le chiavi del suo appartamento che tintinnavano nella mia mano.
Prossimo episodio: "Sonia"
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